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Pastorale Americana (2016) di E. McGregor

14 marzo 2017 | commenta

Poteva essere fatto uno sforzo maggiore per intendere il senso dal romanzo da cui si estrae il soggetto del film. Sembra che il regista abbia preso il libro a mero pretesto. Invece Pastorale Americana non è una saga dell’aspetto sulfureo del successo, non è la storia della dannazione dell’amore paterno. Roth se ne serve per mostrarci l’ingresso della ferocia nel conflitto familiare e nell’esibizionismo. La propaganda imperialista dice che tutti i conflitti sono divenuti eguali, ma non è vero, il Vietnam è cominciato nella guerra di Corea e forse a Dien Bien Phu.*
Più volte ho avuto la sensazione durante la pellicola che il regista sfruttasse il lettore, convinto che in sala la maggior parte conoscevano il romanzo e proiettassero sul film la complessità della scrittura. La cosa più bella del film è il suo essere antipsicologico, nessuna giustificazione della normalità parentale, non c’è alcuna madre schizofrenogenetica, nessun padre assente.
Non si riesce a credere che il terrorista non sia un terrorizzato. Il terrore è conseguenza dell’assenza dell’umano.
                Il romanzo era una argomentata lettura della storia della nazione americana. L’America ha sempre avuto un solo episodio di inconciliabile radicalizzazione, la guerra razziale, l’odio dei neri, fino alle Black Panthers e alla sommossa di Newark.
Che cosa è successo agli Stati Uniti nell’impatto con il Vietnam?
Pastorale Americana è una settima sinfonia sgangherata, è un monumento sghembo alla Nazione, la premessa alla destra moderna. Il romanzo è la Storia, invece il film una biografia esemplare, che non chiede il consenso a Roth, a cui lascia il compito generale di parlare dello spirito dell’umanità capitalistica. Sento dire che il libro tratterebbe la fine del sogno americano, il modello di vita degli anni sessanta e settanta, il più incontenibile motore di sviluppo del capitalismo. Guardando la scena dello svedese che posteggia la macchinona bianca e rossa sotto la bandiera bianca e rossa e blu, davanti all’ufficio postale che salterà, se ne ha conferma.
                Si dice anche un’altra cosa: nel Vietnam gli States hanno perduto. Non è così, il sogno americano prolifica negli anni duemila, poco sogno e molto imperialismo coloniale, a tutt’oggi nella nuova Cina è l’ideale di vita dei miliardari asiatici. Gli appartamenti da 100 milioni di dollari agli ultimi piani dei grattacieli vetro e cemento a Manhattan, sono quasi tutti richiesti da cinesi, i ricchi della Repubblica Rivoluzionaria Istituzionale, i più numerosi del mondo e non perché siano più di un miliardo.
                Nel libro il padre bacia incestuosamente la figlia, ne resta sufficientemente stravolto e per pagine e pagine si arrovella se l’episodio non fosse eziologico del processo morboso. La scoperta della moglie adultera è accompagnata ad una scena di accoppiamento profondo. McGregor sorvola, glissa e rende più psicopatologico il destino dello svedese. Ma negli Stati Uniti non c’è la malattia mentale, c’è la cervellite. Lo svedese non riesce a decretare la figlia malata e non vuole accettarne la ribellione perché è totalmente convinto dalla comunità, e cioè dalla coscienza del villaggio, di essere l’americano in buona fede, di essere perfetto, di essere il modello. Il film  scava nella preistoria della psicoterapia familiare e relazionale, l’odio praticato con l’autodistruzione da una figlia per il padre e per la madre, una materia che evolverà dritto dritto, fra qualche anno, nella malattia anoressica. Della cura dell’anoressia c’è anche il campeggio di padre e figlia, la gita tra genitore maschio e paziente designata è un classico delle prescrizioni psichiatriche. Una terrorista bianca è inconcepibile, non si può spiegare, Roth ce lo rende comprensibile, nel romanzo; nel film è un paradosso, una stranezza,  una beffa o peggio una lettura apolitica del film. Una deriva psicologica di caratterialità incompatibili. Eppure Dakota lo dice al padre…io e te non abbiamo mai creduto nel caso… Dichiarando la simmetria tra la perfezione del padre e la determinazione della figlia a punire un uomo che vuole parlare con la figlia come in genere parlano le mamme. Le donne parlano solo tra donne, sempre più di frequente se andiamo inesorabilmente verso il dominio del capitale finanziario.

 

*  Fu la battaglia decisiva della guerra d'Indocina e terminò con la vittoria totale del Việt Minh guidato da Vo Nguyen Giap e la resa delle forze francesi (la Legione Straniera) accerchiate nella vallata di Ðiện Biên Phủ. L'esito della battaglia influenzò l'andamento dei negoziati fra le due parti in lotta in corso alla conferenza di Ginevra, portando alla fine della guerra e alla firma degli accordi di pace conclusi il 21 luglio 1954, in base ai quali la Francia dovette accettare di ritirare le proprie truppe dall'intera Indocina francese, mentre il Vietnam venne diviso temporaneamente in due parti lungo il 17º parallelo.

 

Goffredo Carbonelli