A BIGGER SPLASH (2016) di Luca Guadagnino
8 dicembre 2015 | Commenta
Perché si fa un remake? Perché questo film? Avrei voluto evitare di rivedere l’originale, non ne ho alcun ricordo, vedrò se possibile evitarlo. Credo che certi film diano agli attori una materia che loro trasportano nella propria esperienza personale, nella loro vita. Ne assumono profondamente il senso, continuano singolarmente quanto hanno dovuto necessariamente interiorizzare avendo provato ad interpretare. Un attore non è automaticamente un interprete. Moltissimi credono che le prove di virtuosismo siano naturale realizzazione dell’essere un interprete, l’attore che sovrasta il regista. Magistrale è stata giudicata la recitazione di Fiennes. Certo bisogna avere una ricerca (non una convergenza con le opinioni del proprio target di spettatori), ed avere esigenza di parteciparla agli sconosciuti.
Il primo viaggiatore delle tappe meridionali del Grand Tour non è un nobile francese alla ricerca dell’equazione sogno-pazzia [<<Nel romanticismo francese il viaggio, in particolare quello in Oriente, rappresenta un rito quasi obbligatorio. Senza citare pittori, tra i letterati che sbarcano in Oriente troviamo Chateaubriand nel 1806, Lamartine nel 1832, Nerval nel 1842, Maxime du Camp e Flaubert nel 1844 e nel 1849, Gautier 1852.>> da Moreau de Tours, Haschisch e Psichiatria. Di G. Graziani e S. Gori Servellini, in Psichiatria e Psicoterapia, num. 3 del Settembre 2003, pag. 234.], un familiare di Goethe, e nemmeno un compatriota del britannico Ralph Fiennes, è Ulisse.
Sole, sale, zolfo e gelsomino, i capperi giusti nella caponata ti fanno dio.
Dategli due mesi al britannico e trasforma lo scoglio ciclopico in Ibiza, con giubilo dei cittadini panteschi, come nel film Loro chi?, certo deve evitare il suicidio o di farsi ammazzare. Solo Nanni Moretti ha provato a trattare le Eolie come la Puglia, avviene normalmente nel nostro cinema che la città e il mare del tallone d’Italia siano il setting di una antropologia comparata da Özpetek alle biografie di Domenico Modugno (agli esordi, Mimmo lasciò che si credesse ad una sua origine siciliana); ma non è possibile la Puglia è il porto di Brancaleone, è lì lì per toccare l’Asia, luoghi stupefacenti e da sempre mappati e nominati, pieni di spezie e risorse tecnologiche cinesi.
La Sicilia è una nave alla deriva, già oltre Gibilterra. L’orizzonte dell’isola è Oceano, l’abisso oltre le Colonne d’Ercole, lasciare la moglie, il figlio, il cane, il potere per avventurarsi nell’inconoscibile. Le storie del mito greco non sono la popolazione dell’inconscio, ma la reale condizione paradisiaca, felicità del corpo, odio e invidia terrificanti, l’invidia degli dei per la mortalità degli umani, per la fantasia che li ha inventati, per la intelligenza della metafora, gli dei non sanno raccontare. Oggi, la Puglia è una negazione della questione meridionale, il setting giusto in tempi di questione settentrionale.
Per gran parte della visione mi sono sentito davanti ad un confronto di civiltà, aizzato dalla bravura di Ralph, un match Italia-Grecia, Inghilterra-America, Mediterraneo versus New England (Connecticut, se vogliamo visto che la figlia bionda ha la mamma laggiù). Si tratta di un remake del film La piscina con Romy Schneider e Alain Delon, mai una copia fu così distante dall’originale, mi auguro. Anche perché l’autore non ci costringe ad alcun nesso.
Qui si mostra perché l’erotismo, peraltro non contagioso allo spettatore, è l’anima del rock, bisogna essere nell’evidenza del fallimento personale per essere assatanati come il nostro. Tilda è pur sempre un po’ aliena, la tuta spaziale dei concerti le resta addosso, non possiamo fare a meno di pensare a David Bowie, le tute sono per gli androgini, i bisessuali, astronauti dei concerti. Un trucco da NASA quello di mostrarci lo stadio ultracolmo per una partita di calcio come spettatori del tour musicale. Eppure la protagonista è molto femminile, con una solidissima identità sessuale, inequivocabile la sapienza con cui oppone il rifiuto netto, affettuoso al maschio che la penetra al muro, gli dice smosciandolo…io ti voglio bene... Bisogna aver conosciuto una gratificazione narcisistica di dimensioni titaniche per una certezza di sé così separata dal passato. Lei ha un’identità irrazionale, non è più quella che era, certo aiutata dalla perdita della voce, e vedendo Tilda ci si chiede perché tanti non tacciano nei film e altrove.
Messo alle strette, al muro anche lui, l’attore inglese confessa che non ha un rapporto incestuoso con la figlia. È un problema della rockstar muta, gli indigeni e perfino il suo giovane neoamante non sembrano preoccuparsene. È una finta organizzata da padre e figlia solo per Tilda, la scena di confidenza transgenerazionale nel bar al karaoke in realtà non va molto più in là di un duetto tra Frank e Nancy Sinatra. Il regista ha abbondato nella ripresa di rapporti tra i due amanti, non si sarebbe certo lesinato di mostrarci le congiunzioni padre figlia. O è un tabù, che cosa deve essere proibito realmente nell’incesto? Dice...io non ho quella merda nella testa…eppure è disperato, si farà suicidare. Una bella indicazione che la passione per una adulta, allontani dalla violenza di abuso del minore. Eppure per la figlia lui è straripante, irresistibile, la costringe a mostrare l’amore per il padre nel collaborare all’opera di dissesto della nuova vita sessuale della rockstar. La ragazza è disposta a qualunque cosa, il vero crimine non è mentire sulla sua età anagrafica, in realtà non vedo che differenza faccia tra diciassette e ventidue anni, quanto essere sua complice, andare con il nuovo uomo di Tilda sono per ingelosire e far uccidere. E poi i cantanti di quella generazione dovrebbero averne viste e fatte di tutti i colori. Pace e non violenza, non sono state sufficienti ad evitare la globalizzazione bellica perché urlate in stato di euforia alcolica, la coscienza e la ragione non si possono mettere tra parentesi per uso di stupefacenti, gli esseri umani sono in grado di farlo per doti naturali della loro realtà invisibile.
Con l’aggiunta della musica californiana, l’omogeneità del mondo americano e inglese realizzato da rock e dal pop è straordinaria, ogni alleanza consustanziale anglo americana è stata preparata dal rock e da 007.
Il Mediterraneo, ha prodotto i Tre Tenori, che cantano il repertorio di Sorrento e la nostra musica operistica. Tuttavia esportiamo Il Volo e raramente viene fatto notare che i cinesi hanno completamente occupato Little Italy
Notevole che l’agitazione psicomotoria di Ralph non entri mai nella competenza clinica dell’affaccendamento inoperoso dell’ipomaniacalità. La cosa più incredibile è che lei sembra accontentarsi della dichiarazione verbale del maschio come verità, la verità è silenziosa, se la pronunci uccide. Il mutismo era un ottimo escamotage per trattare la verità. La verità è lui in fondo alla vasca mentre Corrado Guzzanti (un interprete) fa una sublime presa in giro di come la cultura internazionale tra Londra e Berlino amerebbe fossero gli italiani, tutti napoletani, come diceva Flaubert, mandolino (qui un cd da autografare), pizza e sole [Non posso trattenermi dal rilevare che a questa immagine da depliant turistico, concorre grandemente un siciliano, per esempio con il personaggio di Montalbano, Camilleri.]. E’ giusto, la differenza tra noi e il mondo internazionale, è Bob Geldof, noi non l’abbiamo avuto. Un produttore di quella fatta non avrebbe diritto ad un altro tardivo amplesso con la diva che forse non canterà più? Allora anche tutto il glamour internazionale, la sregolatezza e il genio era solo effetto chimico, intemperanza ormonale giovanile? Resta solo il Made in Italy di Valentino ed Ermanno Scervino?
Goffredo Carbonelli